Una
deliziosa creatura alata capita che frequenti
talvolta i nostri giardini e i balconi fioriti,
nelle calde giornate d’estate, una specie di
minuscolo colibrì, che con movimenti scattanti e
vibrando a velocità vertiginosa le piccole ali,
vediamo soffermarsi qua e là davanti alle corolle e
così immobilizzata nell’aria, prolungare la "lingua"
sottilissima e lunga nel profondo dei calici per
suggerne il nettare. E’ una farfalla che già nel
1758 il grande naturalista Carl Linnaeus ebbe a
classificare nell’ordine dei Lepidotteri - da lui
stesso istituito in quel medesimo anno - come
Macroglossum stellatarum.
Nel
nome è racchiusa l’identità della farfalla.
Il
genere “Macroglossum” fu fatto derivare dal greco
antico: makros (macròs) grande e glwssa (glossa)
lingua, con riferimento alla lunga spiritromba con
la quale la farfalla succhia il nettare dai fiori;
la specie “stellatarum” fu invece tratta dal nome di
una pianta della famiglia delle Rubiacee, il
Galium stellatum, su cui si notò che
preferibilmente crescevano, come crescono, i bruchi.
Non a caso la farfalla è comunemente detta Sfinge
del Galio e anche Sfinge colibrì, attesa
la sua appartenenza a una grande Famiglia di
Lepidotteri, quella delle Sfingidi, individuata nel
1802 dal naturalista francese Pierre André Latreille.
Ed è nel bruco di queste farfalle l’origine del nome
attribuito alla Famiglia: se disturbato, infatti, l’esserino
verde solleva la parte anteriore assumendo una
posizione caratteristica che ricorda quella di una
Sfinge.
Le
Sfingi, e tra queste il Macroglossum stellatarum,
sono migratrici capaci di volare, grazie alla forte
muscolatura alare, a velocità oscilllanti tra i 40 e
i 50 chilometri orari. Molte sono dotate di livree
particolarmente sgargianti. In Europa sono frequenti
da giugno fino all’autunno inoltrato nei campi,
nelle praterie, tra le aiuole dei giardini e ovunque
le richiami una corolla fiorita.